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domenica 18 luglio 2021

Una vicenda paradossale e sconcertante

Comunicato dei legali del ragazzo sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio, la cui vicenda è salita alla ribalta della cronaca, nonché oggetto di interrogazione parlamentare, a tutela dell'immagine e della reputazione del loro assistito

Avv. Carla De Cesare e Avv. Nicola Peverelli
12 luglio 2021

Non è raro che le notizie vengano date con certo studiato risalto nell'impaginazione del giornale e le richieste di rettifica e smentita siano invece pubblicate in un angoletto nascosto. I titoli poi che utilizzano stereotipate definizioni e luoghi comuni, mettono sotto una luce negativa il soggetto che viene definito utilizzando la formula stereotipata che, nel caso di specie, è quella di "No mask".

Il riferimento è ad un articolo apparso qualche giorno fa sulla pagina di Pesaro di un quotidiano. Basterebbe dire "Yes breath" e tutto avrebbe un altro senso. E così definiremo il nostro assistito, di cui parleremo per chiarire alcune circostanze. 

Il giovane studente sottoposto, a nostro avviso, ingiustamente a TSO, un TSO che, sempre a nostro avviso, ha avuto una finalità punitiva, per un riesumato reato d'opinione, dovrà ora affrontare un'altra prova. 

Si tratta del procedimento penale in cui viene ipotizzato che lo studente abbia turbato il regolare svolgimento delle lezioni, manifestando platealmente la volontà di non indossare i DPI (ossia "la mascherina posizionata per coprire le vie aeree").

Probabilmente la manifestazione di questa volontà è stata ritenuta estremamente pericolosa, tanto pericolosa da dover essere arginata e contenuta mediante l'impego della forza pubblica (Polizia, DIG0S, Polizia Locale e personale del 118), su richiesta di intervento da parte della preside dell'istituto. 

Preside che ha anche presentato denuncia querela nei confronti del giovane studente. 

Certo assai lontani sono i tempi di Socrate e Platone, ma anche quelli in cui i Pink Floyd di "another brick in the wall" cantavano "We don't need no thought control…, Hey! Teacher! Leave them kids alone!".

Così, tanto per chiarire alcuni fatti, ci soffermiamo sulla mattina del 5 maggio, quando al nostro giovane assistito è stato detto di recarsi dalla sua classe al piano terra, dove avrebbe trovato personale medico che gli avrebbe spiegato l'uso corretto delle mascherine ed i motivi medico/scientifici per cui devono essere utilizzate.

Recatosi al piano terra, gli è stato detto che il personale medico era fuori nel parcheggio della scuola. 

Uscito fuori e recatosi presso il parcheggio, un operatore sanitario gli ha detto che il medico era dentro l'ambulanza. 

Salito sull'ambulanza, il personale sanitario al suo interno ha chiuso le porte ed il mezzo è partito alla volta del pronto soccorso, dove lo studente si è ritrovato, a sua insaputa, quando ne è sceso.

Qui è stato sottoposto a visita medica psichiatrica ed a tampone nasofaringeo, contro la sua volontà. Infatti, dai documenti esaminati risulta che il TSO gli è stato somministrato proprio perché non voleva sottoporsi a tampone naso-faringeo.

La vicenda già di per sé paradossale e sconcertante, se solo ci si soffermasse un attimo a riflettere sulla violenza psicologica, fisica e morale di cui è stato vittima il ragazzo, è giunta al paradossale epilogo per cui è stato il pubblico ministero a richiedere l'incidente probatorio per accertare la capacità processuale e di intendere e di volere dello studente all'epoca dei fatti.

Orbene, la predetta richiesta è stata effettuata sulla base dei soli certificati medici del pronto soccorso che hanno proposto e convalidato il TSO, ignorando completamente il certificato di dimissioni. 

In tale certificato viene esclusa la presenza di patologie psichiatriche, infatti non ne è stata diagnosticata alcuna, tanto più che le dimissioni sono state disposte solo dopo quattro giorni di ricovero, quando il periodo minimo di un trattamento sanitario obbligatorio è di 7 giorni. 

Peraltro, durante la degenza non è stata ravvisata la necessità di sottoporre lo studente ad alcun tipo di terapia farmacologica. 

Ebbene, molti personaggi, sia del mondo politico, che del mondo scientifico, hanno espresso perplessità o addirittura contrarietà nei confronti dell'utilizzo della mascherina, alcuni tout court, altri solo sul suo utilizzo all'aperto, ma non ci risulta, e lo diciamo con un gran sospiro di sollievo, che alcuno di loro sia stato sottoposto a TSO. 

Forse è stato colpito solo l'anello debole della catena a scopo dimostrativo?

Ma è soprattutto triste, svilente e tutt'altro che educativo, pensare che sia diventato necessario tacitare, negli studenti, opinioni discordanti con quelle della maggioranza, dovendo ricorrere alle forze di polizia ed al TSO; opinioni che possono essere discutibili, non condivisibili, sulle quale si potrebbe intraprendere un serio confronto scientifico ed etico tra persone che hanno idee diverse, ma non per questo passibili di essere tacitate con il ricovero forzoso in psichiatria. 

A tal proposito, circa il ruolo dei medici, ricordiamo:

"Giuro per Apollo medico e per Asclepio e per Igea e per Panacea e per tutti gli Dei e le Dee, chiamandoli a testimoni che adempirò secondo le mie forze e il mio giudizio questo giuramento e questo patto scritto.

Sceglierò il regime per il bene dei malati secondo le mie forze e il mio giudizio, e mi asterrò dal recar danno e offesa.

In tutte le case che visiterò entrerò per il bene dei malati, astenendomi ad ogni offesa e da ogni danno volontario.

Se adempirò a questo giuramento e non lo tradirò, possa io godere dei frutti della vita e dell'arte, stimato in perpetuo da tutti gli uomini; se lo trasgredirò e spergiurerò, possa toccarmi tutto il contrario."

(tratto da Il Giuramento di Ippocrate, testo classico)

mercoledì 26 maggio 2021

"Chiudiamo le scuole"

di Giovanni Papini (1914)

Diffidiamo de' casamenti di grande superficie, dove molti uomini si rinchiudono o vengono rinchiusi. 

Prigioni, Chiese, Ospedali, Parlamenti, Caserme, Manicomi, Scuole, Ministeri, Conventi. Codeste pubbliche architetture son di malaugurio: segni irrecusabili di malattie generali. 

Difesa contro il delitto - contro la morte - contro lo straniero - contro il disordine - contro la solitudine - contro tutto ciò che impaurisce l'uomo abbandonato a sé stesso: il vigliacco eterno che fabbrica leggi e società come bastioni e trincee alla sua tremebondaggine. 

Vi sono sinistri magazzini di uomini cattivi - in città e in campagna e sulle rive del mare - davanti a' quali non si passa senza terrore. 

Lì son condannati al buio, alla fame, al suicidio, all'immobilità, all'abbrutimento, alla pazzia, migliaia e milioni di uomini che tolsero un po' di ricchezza a' fratelli più ricchi o diminuirono d'improvviso il numero di questa non rimpiangibile umanità. 

Non m'intenerisco sopra questi uomini ma soffro se penso troppo alla loro vita - e alla qualità e al diritto de' loro giudici e carcerieri. Ma per costoro c'è almeno la ragione della difesa contro la possibilità di ritorni offensivi verso qualcun di noialtri.

Ma cosa hanno mai fatto i ragazzi, gli adolescenti, i giovanotti che dai sei fino ai dieci, ai quindici, ai venti, ai ventiquattro anni chiudete tante ore del giorno nelle vostre bianche galere per far patire il loro corpo e magagnare il loro cervello? 

Gli altri potete chiamarli - con morali e codici in mano - delinquenti ma quest'altri sono, anche per voi, puri e innocenti come usciron dall'utero delle vostre spose e figliuole. 

Con quali traditori pretesti vi permettete di scemare il loro piacere e la loro libertà nell'età più bella della vita e di compromettere per sempre la freschezza e la sanità della loro intelligenza?

Non venite fuori colla grossa artiglieria della retorica progressista: le ragioni della civiltà, l'educazione dello spirito, l'avanzamento del sapere… 

Noi sappiamo con assoluta certezza che la civiltà non è venuta fuor dalle scuole e che le scuole intristiscono gli animi invece di sollevarli e che le scoperte decisive della scienza non son nate dall'insegnamento pubblico ma dalla ricerca solitaria disinteressata e magari pazzesca di uomini che spesso non erano stati a scuola o non v'insegnavano.

Sappiamo ugualmente e con la stessa certezza che la scuola, essendo per sua necessità formale e tradizionalista, ha contribuito spessissimo a pietrificare il sapere e a ritardare con testardi ostruzionismi le più urgenti rivoluzioni e riforme intellettuali.

Soltanto per caso e per semplice coincidenza - raccoglie tanta di quella gente! - la scuola può essere il laboratorio di nuove verità.

Essa non è, per sua natura, una creazione, un'opera spirituale ma un semplice organismo e strumento pratico. 

Non inventa le conoscenze ma si vanta di trasmetterle. 

E non adempie bene neppure a quest'ultimo ufficio - perché le trasmette male o trasmettendole impedisce il più delle volte, disseccando e storcendo i cervelli ricevitori, il formarsi di altre conoscenze nuove e migliori.

Le scuole, dunque, non son altro che reclusori per minorenni istruiti per soddisfare a bisogni pratici e prettamente borghesi.

Quali?

Per i genitori, nei primi anni, sono il mezzo più decente per levarsi di casa i figliuoli che danno noia. 

Più tardi entra in ballo il pensiero dominante della "posizione" e della "carriera".

Per i maestri c'è soprattutto la ragione di guadagnarsi pane, carne e vestiti con una professione ritenuta "nobile" e che offre, in più, tre mesi di vacanza l'anno e qualche piccola beneficiata di vanità. 

Aggiungete poi a questo la sadica voluttà di potere annoiare, intimorire e tormentare impunemente, in capo alla vita, qualche migliaio di bambini o di giovani.

Lo Stato mantiene le scuole perché i padri di famiglia le vogliono e perché lui stesso, avendo bisogno tutti gli anni di qualche battaglione di impiegati, preferisce tirarseli su a modo suo e sceglierli sulla fede di certificati da lui concessi senza noie supplementari di vagliature più faticose.

Aggiungete che sulle scuole ci mangiano ispettori, presidi, bidelli, preparatori, assistenti, editori, librai, cartolai e avrete la trama completa degli interessi tessuti attorno alle comunali e regie e pareggiate case di pena.

Nessuno - fuorché a discorsi - pensa al miglioramento della nazione, allo sviluppo del pensiero e tanto meno a quello cui si dovrebbe pensar di più: al bene dei figliuoli.

Le scuole ci sono, fanno comodo, menano a qualche guadagno: ficchiamoci maschi e femmine e non ci pensiamo più.

L'uomo, nelle tre mezze dozzine d'anni decisive nella sua vita (dai sei ai dodici, dai dodici ai diciotto, dai diciotto ai ventiquattro), ha bisogno, per vivere, di libertà.

Libertà per rafforzare il corpo e conservarsi la salute, libertà all'aria aperta: nelle scuole si rovina gli occhi, i polmoni, i nervi (quanti miopi, anemici e nevrastenici possono maledire giustamente le scuole e chi l'ha inventate!)

Libertà per svolgere la sua personalità nella vita aperta dalle diecimila possibilità, invece che in quella artificiale e ristretta delle classi e dei collegi.

Libertà per imparare veramente qualcosa perché non s'impara nulla di importante dalle lezioni ma soltanto dai grandi libri e dal contatto personale colla realtà. 

Nella quale ognuno s'inserisce a modo suo e sceglie quel che gli è più adatto invece di sottostare a quella manipolazione disseccatrice e uniforme ch'è l'insegnamento.

Nelle scuole, invece, abbiamo la reclusione quotidiana in stanze polverose piene di fiati - l'immobilità fisica più antinaturale - l'immobilità dello spirito obbligato a ripetere invece che a cercare - lo sforzo disastroso per imparare con metodi imbecilli moltissime cose inutili - e l'annegamento sistematico di ogni personalità, originalità e iniziativa nel mar nero degli uniformi programmi. 

Fino a sei anni l'uomo è prigioniero di genitori, bambinaie e istitutrici; dai sei ai ventiquattro è sottoposto a genitori e professori; dai ventiquattro è schiavo dell'ufficio, del caposezione, del pubblico e della moglie; tra i quaranta e i cinquanta vien meccanizzato e ossificato dalle abitudini (terribili più d'ogni padrone) e servo, schiavo, prigioniero, forzato e burattino rimane fino alla morte.

Lasciateci almeno la fanciullezza e la gioventù per godere un po' d'igienica anarchia!

L'unica scusa (non mai bastante) di tale lunghissimo incarceramento scolastico sarebbe la sua riconosciuta utilità per i futuri uomini. Ma su questo punto c'è abbastanza concordia fra gli spiriti più illuminati. La scuola fa molto più male che bene ai cervelli in formazione.

Insegna moltissime cose inutili, che poi bisogna disimparare per impararne molte altre da sé.

Insegna moltissime cose false o discutibili e ci vuol poi una bella fatica a liberarsene - e non tutti ci arrivano.

Abitua gli uomini a ritenere che tutta la sapienza del mondo consista nei libri stampati.

Non insegna quasi mai ciò che un uomo dovrà fare effettivamente nella vita, per la quale occorre poi un faticoso e lungo noviziato autodidattico.

Insegna (pretende d'insegnare) quel che nessuno potrà mai insegnare: la pittura nelle accademie; il gusto nelle scuole di lettere; il pensiero nelle facoltà di filosofia; la pedagogia nei corsi normali; la musica nei conservatori.

Insegna male perché insegna a tutti le stesse cose nello stesso modo e nella stessa quantità non tenendo conto delle infinite diversità d'ingegno, di razza, di provenienza sociale, di età, di bisogni ecc.

Non si può insegnare a più d'uno. Non s'impara qualcosa dagli altri che nelle conversazioni a due, dove colui che insegna si adatta alla natura dell'altro, rispiega, esemplifica, domanda, discute e non detta il suo verbo dall'alto.

Quasi tutti gli uomini che hanno fatto qualcosa di nuovo nel mondo o non sono mai andati a scuola o ne sono scappati presto o sono stati "cattivi" scolari. (I mediocri che arrivano nella vita a fare onorata e regolare carriera e magari a raggiungere una certa fama sono stati spesso i "primi" della classe).

La scuola non insegna precisamente quello di cui si ha più bisogno: appena passati gli esami e ottenuti i diplomi bisogna rivomitare tutto quel che s'è ingozzato in quei forzati banchetti e ricominciare da capo.

Vorrei che i nostri dottori della legge, per i quali la scuola è il tempio delle nuove generazioni e i manuali approvati sono i sacri testamenti della religion pedantesca, leggessero almeno una volta il saggio di Hazlitt sull'Ignoranza delle persone istruite, che comincia così:  

"La razza di gente che ha meno idee è formata da quelli che non son altro che autori o lettori. È meglio non saper né leggere né scrivere che saper leggere e scrivere, e non essere capaci d'altro"

E più giù: 

"Chiunque è passato per tutti i gradi regolari d'una educazione classica e non è diventato stupido, può vantarsi d'averla scappata bella".

Credo che pochissimi potrebbero - se sapessero giudicarsi da sé - vantarsi di una tal resistenza. E basta guardarsi un momento attorno e vedere quale sia la media intelligenza de' nostri impiegati, dirigenti, professionisti e governanti per convincersi che Hazlitt ha centomila ragioni. Se c'è ancora un po' d'intelligenza nel mondo bisogna cercarla fra gli autodidatti o fra gli analfabeti.

La scuola è così essenzialmente antigeniale che non ristupidisce solamente gli scolari ma anche i maestri. Ripeti e ripeti anni dopo anni le medesime cose, diventano assai più imbecilli e immalleabili di quel che fossero al principio - e non è dir poco.

Poveri aguzzini acidi, annoiati, anchilosati, vuotati, seccati, angariati, scoraggiati che muovon le loro membra ufficiali e governative soltanto quando si tratta di aver qualche lira di più tutti i mesi!

Si parla dell'educazione morale delle scuole. Gli unici risultati della convivenza tra maestri e scolari è questa: servilità apparente e ipocrisia dei secondi verso i primi e corruzione reciproca tra compagni e compagni.

L'unico testo di sincerità nelle scuole è la parete delle latrine.

Bisogna chiuder le scuole - tutte le scuole. Dalla prima all'ultima. Asili e giardini d'infanzia; collegi e convitti; scuole primarie e secondarie; ginnasi e licei; scuole tecniche e istituti tecnici; università e accademie; scuole di commercio e scuole di guerra; istituti superiori e scuole d'applicazione; politecnici e magisteri. 

Dappertutto dove un uomo pretende d'insegnare ad altri uomini bisogna chiuder bottega. Non bisogna dar retta ai genitori in imbarazzo né ai professori disoccupati né ai librai in fallimento. Tutto s'accomoderà e si quieterà col tempo. Si troverà il modo di sapere (e di saper meglio e in meno tempo) senza bisogno di sacrificare i più begli anni della vita sulle panche delle semiprigioni governative.

Ci saranno più uomini intelligenti e più uomini geniali; la vita e la scienza andranno innanzi anche meglio; ognuno se la caverà da sé e la civiltà non rallenterà neppure un secondo. Ci sarà più libertà, più salute e più gioia.

L'anima umana innanzi tutto. È la cosa più preziosa che ognuno di noi possegga. 

La vogliamo salvare almeno quando sta mettendo le ali. Daremo pensioni vitalizie a tutti i maestri, istitutori, prefetti, presidi, professori, liberi docenti e bidelli purché lascino andare i giovani fuor dalle loro fabbriche privilegiate di cretini di stato. Ne abbiamo abbastanza dopo tanti secoli.

Chi è contro la libertà e la gioventù lavora per l'imbecillità e per la morte.

martedì 18 maggio 2021

La Cura

 Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via,

dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai

Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore
dalle ossessioni delle tue manie

Supererò le correnti gravitazionali
lo spazio e la luce per non farti invecchiare

E guarirai da tutte le malattie,
perché sei un essere speciale
ed io avrò cura di te

Vagavo per i campi del Tennessee
come vi ero arrivato, chissà
Non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni
attraversano il mare

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza
percorreremo assieme le vie che portano all'essenza

I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi
la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi

Tesserò i tuoi capelli come trame di un canto
conosco le leggi del mondo, e te ne farò dono

Supererò le correnti gravitazionali
lo spazio e la luce per non farti invecchiare

Ti salverò da ogni malinconia
perché sei un essere speciale
ed io avrò cura di te 

Io sì, che avrò cura di te

venerdì 14 maggio 2021

Dotti, Medici e Sapienti

  E nel nome del progresso
il dibattito sia aperto
parleranno tutti quanti
dotti, medici e sapienti

Tutti intorno al capezzale
di un malato molto grave
anzi già qualcuno ha detto
che il malato è quasi morto

Così giovane è un peccato
che si sia così conciato
si dia quindi la parola
al rettore della scuola

Sono a tutti molto grato
di esser stato consultato
per me il caso è lampante
costui è solo un commediante

No, non è per contraddire
il collega professore
ma costui è un disadattato
che sia subito internato

Al congresso sono tanti
dotti, medici e sapienti
per parlare giudicare
valutare e provvedere
e trovare dei rimedi
per il giovane in questione

Questo giovane è malato
so io come va curato
ha già troppo contagiato
deve essere isolato

Son sicuro ed ho le prove
questo è un caso molto grave
trattamento radicale, quindi
prima che finisca male

Mi dispiace dissentire
per me il caso è elementare
il ragazzo è un immaturo
non ha fatto il militare

Al congresso sono tanti
dotti, medici e sapienti
per parlare giudicare
valutare e provvedere
e trovare dei rimedi
per il giovane in questione

Permettete una parola
io non sono mai andato a scuola
e fra gente importante
io che non valgo niente
forse non dovrei neanche parlare

Ma dopo quanto avete detto
io non posso più stare zitto
e perciò prima che mi possiate fermare
devo urlare e gridare, io lo devo avvisare
di alzarsi e scappare anche se si sente male
(vai scappa...)

sabato 8 giugno 2019

Nondasola

"Ai giorni nostri la solitudine è il nuovo cancro,
una cosa vergognosa e imbarazzante,
così spaventosa che non si osa nominarla:
gli altri non vogliono sentire pronunciare questa parola
per timore di esserne contagiati a loro volta."

("Eleanor Oliphant sta benissimo", Gail Honeyman)

giovedì 18 aprile 2019

Di tutto restano tre cose

Di tutto restano tre cose:
la certezza che stiamo iniziando,
la certezza che bisogna continuare e
la certezza di poter essere interrotti prima di finire.

Rendiamo
l'interruzione un nuovo percorso,
la caduta un passo di danza,
la paura una scuola,
il sogno un ponte,
il bisogno un incontro.

E così sarà valsa la pena esistere!

(da "Encontro Marcado" di Fernando Sabino)



De tudo ficaram três coisas:
a certeza de que estamos começando,
a certeza de que é preciso continuar e
a certeza de que podemos ser interrompidos antes de terminar.

Fazer da interrupção um caminho novo,
fazer da queda um passo de dança,
do medo uma escola,
do sonho uma ponte,
da procura um encontro.

E assim terá valido a pena existir!

lunedì 21 marzo 2016

Dieci Donne - Storia delle prime elettrici italiane

Mercoledì 23 marzo, ore 17.00
Mediateca Montanari - MEMO
Piazza Amiani, Fano
Il 25 luglio 1906 la Corte di appello di Ancona, presieduta da Lodovico Mortara – insigne giurista poi ministro della Giustizia –, accordò a dieci donne marchigiane il diritto di voto politico.
Ricostruendo il contesto socio-politico del tempo e i fattori che portarono alla clamorosa sentenza Mortara, il libro racconta la storia di queste donne coraggiose e dimenticate.

Dieci Donne - Storia delle prime elettrici italiane
Incontro con l'autore Marco Severini 

http://www.sistemabibliotecariofano.it